Il 4 febbraio si celebra la Giornata mondiale contro il cancro, il World Cancer Day, promossa dalla UICC (Union for International Cancer Control) e sostenuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
La Giornata rappresenta un importante richiamo a riflettere su cosa ognuno di noi può fare per combattere il cancro, dalle istituzioni agli esperti, dai pazienti ai cittadini, tutti fin dalla giovane età.
I numeri del cancro in Italia
Da un report dell’AIOM si legge che, rispetto al 2020, nel 2022 i nuovi casi di tumore si stima che siano aumentati dell’1,4 per cento circa per gli uomini e dello 0,7 per cento per le donne.
Nel corso del 2022 è stato infatti calcolato che in Italia vi siano state circa 391.000 nuove diagnosi di tumore, 14.000 in più di cui quasi 205.000 fra gli uomini e 186.000 fra le donne, escludendo i tumori della cute non melanomi.
Sebbene la principale causa dell’aumento delle diagnosi di tumore rimanga l’invecchiamento della popolazione, il documento permette di chiarire anche da questo punto di vista gli effetti secondari della pandemia, conseguenti al blocco delle attività di screening e cura e alla riorganizzazione della sanità. Infatti, nel 2020-2021 i rallentamenti delle diagnosi e degli screening oncologici hanno ritardato le diagnosi dei tumori, dalle fasi precoci a quelle più avanzate. Il lock-down e l’ansia da pandemia hanno peraltro indotto un aumento dei comportamenti non salutari e predisponenti ai tumori, come la sedentarietà, il consumo di alcol e l’abitudine al fumo. Tuttavia, migliorano le percentuali di sopravvivenza, soprattutto delle persone che sono ancora in vita a 10-15 anni da una diagnosi di cancro. In Italia il 53% circa delle donne e il 47% degli uomini è vivo dopo una diagnosi di tumore. Grazie ai progressi della ricerca, il cancro sta sempre più diventando una patologia cronica, più prevenibile e curabile rispetto al passato.
Prevenzione
La prevenzione è la migliore arma per vincere il cancro ed è a nostra portata ogni giorno: basta non iniziare a fumare, o smettere al più presto, seguire un’alimentazione equilibrata e salutare, praticare sport e sottoporsi periodicamente a controlli medici.
Secondo i dati dell'OMS, le persone che riceveranno una diagnosi di cancro sono in continuo aumento, tanto che si stima che nel 2030 supereranno gli 11 milioni: questo a causa dell’allungarsi dell’aspettativa di vita media e a una maggiore esposizione a fattori di rischio. Si stima però che il 30-50% dei tumori possa essere prevenuto con comportamenti più salutari, come smettere di fumare, alimentarsi in modo sano ed equilibrato e sottoponendosi con regolarità a visite ed esami di screening.
La prevenzione può essere attuata praticando diverse strade:
modifiche nei comportamenti o stili di vita;
screening per individuare predisposizioni genetiche ereditarie (per fortuna piuttosto rare) o lesioni cancerose allo stadio iniziale. L'importanza degli screening sta nella possibilità di individuare gli stadi iniziali di una malattia anche in persone che non hanno sintomi.
L’attività fisica è un fattore protettivo importante ma è diventata quasi un elemento estraneo alle nostre vite. L’innovazione tecnologica, la transizione verso lavori e attività ricreative sempre più sedentari, l’uso di auto e mezzi di trasporto per spostamenti anche brevi: tutto ciò sta contribuendo a cambiare il nostro rapporto con il movimento, favorendo l’adozione di comportamenti sedentari in tutto il mondo.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, quasi un terzo degli adulti nel mondo non raggiunge i livelli di attività fisica necessari a mantenere un buono stato di salute, una percentuale che supera l’80% negli adolescenti. In totale sarebbero circa 1,4 miliardi gli adulti nel mondo a rischio di malattie perché non svolgono abbastanza attività fisica.
Il poco movimento aumenta infatti il rischio di sviluppare molte patologie: quelle cardiovascolari, il diabete e l’obesità, l’ipertensione, l’osteoporosi, la depressione e l’ansia. E anche il cancro. In tal modo, l’inattività fisica contribuirebbe alla morte di 4-5 milioni di persone ogni anno.
Lo psiconcologo
La psiconcologia è una disciplina della psicologia che si occupa degli aspetti psicologici legati alle malattie oncologiche. Quando si sta facendo un percorso di diagnosi della malattia oncologica, lo psiconcologo può aiutarvi e sostenervi dal momento della diagnosi fino a tutto il processo terapeutico. Nei momenti di ansia, di depressione e confusione, quando le risorse personali e familiari non sono più sufficienti ad affrontare il periodo di crisi, i colloqui con lo psiconcologo possono aiutarvi ad affrontare la malattia, a trovare strategie e rivalutare gli obiettivi.
I colloqui psicologici possono aiutarvi a:
capire e a ricollegare le emozioni all’esperienza
alleviare la sofferenza psicologica
trovare nuove strategie per affrontare il percorso di malattia
dialogare con il partner
affrontare problemi sessuali e relazionali
far pace con il vostro corpo
pensare il futuro in modo nuovo
fare nuovamente progetti uscendo dallo stallo di un eterno presente doloroso, trovando nuove energie
trovare la strada per parlarne con le persone care e trovare in loro una grande risorsa
I colloqui di sostegno psicologico sono rivolti a tutta la famiglia, perché in questi momenti è l’intera famiglia che soffre ed è la famiglia stessa la più grande risorsa.
La figura dello psiconcologo fa parte di una équipe medica ed è quindi colui che nel rapporto con i medici offre e raccoglie informazioni utili per i pazienti, in uno scambio continuo che permette di valorizzare l’esperienza individuale.
Lo psiconcologo vi accoglierà ascoltando la vostra storia, valutando le difficoltà e le risorse personali e familiari. Lo psiconcologo sarà il vostro referente per ogni preoccupazione e progetterà insieme a voi dei colloqui per aiutarvi a ritrovare la forza per affrontare le cure nel modo migliore. Ogni familiare può rivolgersi allo psiconcologo e chiedere un aiuto. Quando il carico emotivo è così forte, non riusciamo più ad affrontare le cose, poterne parlare con lo psiconcologo ci permette di ridurre il carico emotivo per poter riprendere il controllo della situazione e trovare nuove strategie per affrontare il percorso terapeutico.
Come trovo uno psiconcologo?
La riforma del 2017 (Riforma dei Lea – Livelli di assistenza sanitaria) riconosce l’assistenza psicologica come prestazione sanitaria a cui si può accedere attraverso il sistema sanitario nazionale.
Il primo passo è dunque chiedere se l’ospedale in cui si è in cura offra questo servizio che solitamente è rivolto sia a chi ha ricevuto la diagnosi, sia ai familiari.
Se l’ospedale non offre questo servizio potete consultare l’elenco della SIPO- Società Italiana di Psiconcologia.
Questo articolo vuole essere informativo e non uno strumento di autodiagnosi, se ti senti in difficoltà su qualche aspetto non esitare a contattarmi, rifletteremo insieme su quale potrebbe essere la strada più adatta a te.
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